Spesso capita di parlare con una persona affetta da lombosciatalgia e sentirsi dire: “Non puoi capire che sciatica che ho, non riesco a muovermi ed ho la scossa in questa gamba”. Si tratta di una problematica che colpisce soprattutto:
- le persone con età compresa tra i 45 e i 65 anni (la fascia centrale di età lavorativa è periodo in cui possono avere inizio i fenomeni degenerativi a carico della colonna);
- coloro che effettuano frequenti sollevamenti associati a posture in flessioni e torsioni (> 2h/d) del busto, in quanto soggetti a una maggior probabilità di sviluppare problematiche lombari e radicolopatia;
- coloro che assumono una posizione seduta in flessione prolungata nel tempo (più di mezza giornata lavorativa) o rotazione in associazione a vibrazioni trasmesse al corpo (forte fattore di rischio per lo sviluppo di Low Back Pain e/o sciatalgia).
COS’È LA LOMBOSCIATALGIA?
Vale la pena scindere due fenomeni possibili dalla parola sciatalgia: la sindrome radicolare e la radicolopatia. La prima è un’infiammazione del nervo che causa dolore, scosse e formicolii nei tessuti che innerva.
La seconda, a differenza della prima, è una problematica del nervo (scaturita da possibili ernie, becchi osteofitari o stenosi del canale) che, oltre al dolore e alle scosse, porta alla perdita totale o parziale di forza, sensibilità e riflessi osteotendinei a carico dei tessuti innervati dalla radice nervosa compromessa.
L’OPERAZIONE? QUASI SEMPRE NON SERVE
Una delle prime domande che il paziente rivolge allo specialista è: “È vero che devo sottopormi all’operazione se ho la sciatalgia associata a un’ernia o altre problematiche della colonna?”. Non è quasi mai così. La valutazione verrà effettuata, in prima battuta, da un fisioterapista competente e che sappia fare un accurato esame neurologico; qualora questo dovesse risultare alterato o destare sospetto sarà compito del fisioterapista inviare il paziente da un medico competente (di solito il neurochirurgo) che avrà la premura di prescrivere e somministrare tutti gli esami del caso.
Al termine della valutazione, il medico deciderà se somministrare una determinata terapia farmacologica e rispedire il paziente dal fisioterapista una volta terminata la cura o se sottoporlo ad un intervento.
IL TRATTAMENTO TRAMITE ESERCIZIO TERAPEUTICO
In prima battuta si punta a educare il paziente: dopo l’evento acuto è normale prendersi 3-4 giorni di riposo, in seguito sarà però importante cercare di riprendere gradualmente la vita di tutti i giorni, facendosi aiutare da un fisioterapista che sia esperto di tutte le problematiche relative alla lombosciatalgia.
- In una prima fase verranno proposti esercizi e posture in scarico, volte a togliere un po’ di carico dalla zona lombare e che permettano di far “respirare” il sistema nervoso.
- In un secondo momento verranno introdotti degli esercizi di neurodinamica: consistono nel far scivolare il nervo per cercare di abituarlo nuovamente alla tensione e per far riassorbire l’essudato infiammatorio che si va a creare intorno a esso.
- In ultima fase verranno riproposti quei movimenti che inizialmente facevano scaturire la sintomatologia (come il chinarsi in avanti) e verranno proposti esercizi funzionali personalizzati allo stile di vita del paziente. Sarà utile, ad esempio, educare il paziente alla movimentazione dei carichi se la sua giornata lavorativa prevede la movimentazione di pesi.
In maniera trasversale a tutte le fasi della problematica si deve curare l’ergonomia della postazione di lavoro, si devono lasciare (di volta in volta) esercizi che permettano al paziente di gestire i sintomi della lombosciatalgia anche a casa ed è buona norma incoraggiare il paziente a condurre uno stile di vita il più attivo e salutare possibile.