Introduzione
Per “mal di schiena” o lombalgia, si intende un dolore nella parte posteriore del corpo, limitata:
- inferiormente dall’osso sacro e dal bacino;
- lateralmente dalla parte laterale della gabbia toracica (dove si ha il contatto con gli arti superiori);
- superiormente dal cingolo scapolare e dal collo.
Dagli anni ’90 ad oggi c’è stato un importante aumento dell’incidenza del mal di schiena tra la popolazione, i motivi sono fondamentalmente due:
- Aumento dell’età media;
- Sedentarietà.
Il mal di schiena è specifico per ogni fascia di età e per ogni persona. Si può soffrire di mal di schiena mentre si corre, mentre si lavano i piatti, mentre si sta seduti al computer, mentre ci si mette le scarpe e mentre si dorme o si sta sdraiati. L’enorme varietà di tessuti che compongono la schiena (muscolari, legamentosi, ossei ecc…) rendono il mal di schiena, una delle condizioni muscolo scheletriche dolorose più difficili da diagnosticare.
Nel corso di questo articolo parleremo di questa patologia e delle sue cause più comuni ponendo il focus sul mal di schiena che insorge quando si è a letto. Tratteremo dei vari tipi di sintomi che insorgono nelle diverse posizioni che adottiamo per dormire, analizzeremo quali sono le posizioni consigliate per dormire nelle patologie più frequenti e ti daremo qualche consiglio nel caso in cui non riuscissi a trovare la posizione giusta per dormire senza dolori.
Mal di schiena dorsale: come dormire?
La domanda su come dormire quando si soffre di mal di schiena dorsale è molto comune tra i nostri pazienti; d’altra parte il sonno è fondamentale per recuperare le fatiche della giornata e per prepararsi ad affrontare quella successiva, e sicuramente passare una notte insonne a causa di dolore alla schiena non è una cosa piacevole.
Non esiste una posizione unica e specifica per il mal di schiena dorsale perché come avrai letto nell’introduzione, dire “mal di schiena” significa tutto e niente, poiché è un termine molto generico. Il mal di schiena al tratto dorsale ad esempio può essere causato da varie problematiche, tra le quali:
- Trigger point e contratture muscolare: è una delle cause più frequenti di mal di schiena tra i giovani.
Negli sportivi è causata da un sovraccarico della schiena durante gli allenamenti o durante la competizione; per altre persone la contrattura dorsale può essere prodotta da un’alterazione della postura.
Infatti quando non c’è una corretta fisiologia delle curve fisiologiche della schiena, si ha un aumento dell’attività dei muscoli stabilizzatori della colonna, come i paravertebrali.
Il tratto dorsale è detto anche “cifosi” poiché presenta una curva delle vertebre con concavità anteriore e convessità posteriore. Qualora questa concavità superasse la soglia critica di curvatura, si hanno maggiori fattori di rischio per sviluppare contrattura dorsale e nel futuro deformità ossea del corpo vertebrale. - Disco intervertebrale: il tratto dorsale è quello che presenta la minor percentuale di ernie perché articolandosi con la gabbia toracica è quello più stabile. Anzi, molto spesso questa stabilità diventa rigidità e ipomobilità e infatti i fisioterapisti si trovano a dover eseguire tecniche manuali, esercizi e posture per ridare movimento a quel segmento corporeo.
Talvolta può succedere che il paziente sviluppi delle protrusioni discali, quindi delle fuoriuscite parziali del disco intervertebrale dalla sua sede di origine, oppure delle ernie discali, nel caso in cui ci fosse una fuoriuscita importante del nucleo polposo del disco intervertebrale. - Contusione locale: si può avvertire quando si subisce un trauma al tratto dorsale, come una caduta di schiena oppure un pugno tra le scapole.
La contusione è caratterizzata dalla formazione di un livido, che risulta doloroso alla palpazione e se ha una dimensione importante è fastidioso anche al movimento ma dopo pochi giorni si riassorbe. - Infezione: può capitare non solo con le ferite aperte ma anche più banalmente con le punture di insetti. Si forma una bolla che racchiude del pus all’interno.
- Lesione ossea costale: le fratture costali nel tratto posteriore;
- Lesione ossea vertebrale;
- Patologie cutanee;
- Patologie reumatiche come l’artrite;
- Schiacciamento del corpo vertebrale a causa di una forte osteoporosi;
Perché possiamo soffrire di mal di schiena da sdraiati?
I fenomeni eziologici (le cause) che possono produrre mal di schiena mentre si sta sdraiati sono molti, e variano in base al sesso, all’età, al peso, al tipo di sport, al tipo di lavoro, agli stili di vita e agli eventi traumatici che li hanno causati.
Il fisioterapista per capire su quale struttura andare a lavorare, nel corso della valutazione iniziale, farà delle domande specifiche al paziente al fine di avere il maggior numero di informazioni possibili non solo sul movimento o la posizione che causa dolore, ma anche sulla storia clinica del paziente.
Al termine della valutazione iniziale il fisioterapista, in accordo con il paziente, avrà stilato il programma riabilitativo che nel minor tempo porterà il massimo dei benefici.
Spesso può capitare che alcuni pazienti soffrano di dolore alla schiena, in particolare nel tratto lombare (la parte inferiore) quando sono sdraiati in posizione supina (pancia in aria). In alcuni casi questi soggetti avvertono un dolore a fascia orizzontale dietro la schiena, che insorge lentamente e progressivamente, fino a portarli a cambiare posizione. In condizioni del genere, c’è un’ampia possibilità che si tratti del disco intervertebrale che, non essendo caricato mente il paziente è sdraiato, si reidrata occupando più spazio nelle superfici limitrofe, causando dolore.
In queste condizioni si può intervenire con molte tecniche manuali come ad esempio la tecnica del “poumpages miofasciale”, utilizzata per trattare moltissime condizioni muscolo scheletriche.
Si tratta di una tecnica di terapia manuale studiata da Marcel Benfait, che consiste in un movimento mio fasciale ritmico di tensione e rilascio applicato con le mani del fisioterapista sul paziente, che ha lo scopo di allentare le tensioni tissutali e contribuire a un miglioramento del drenaggio discale.
In questi casi si interviene anche con i mezzi fisici, anzi l’approccio integrato fra terapia manuale, macchinari e esercizi è il più avvalorato al oggi. I dispositivi adatti per trattare degenerazioni discali sono molti, tra questi ci sono:
- La tecarterapia;
- L’ ipertermia;
- L’ultrasuonoterapia;
- La Pompa diamagnetica CTU;
- La Laserterapia ad alta potenza.
Logicamente se il paziente soffre di una degenerazione discale che gli produce dolore durante la notte, oltre a trattare il sintomo, che in questo caso è il dolore prodotto dal disco, è necessario che il fisioterapista vada alla radice del problema, chiedendosi il perché quel disco è degenerato. In molti casi, il tratto lombare presenta segni di degenerazione importanti, e uno dei motivi teorizzati nelle scuole di Terapia Manuale, è che il tratto dorsale troppo rigido porta ad una eccessiva mobilità compensatoria del tratto lombare.
Ti spiego meglio: il tratto dorsale comprende i segmenti vertebrali che si articolano con le coste della gabbia toracica. Quindi già questo lo rende più stabile rispetto al tratto cervicale e al tratto lombare. Questa stabilità, per una serie di motivi abitudinali e posturali, tende a diventare una vera e propria rigidità, riducendosi il movimento delle vertebre toraciche, quando il paziente deve ruotare il tronco oppure deve flettersi per allacciare le scarpe, riuscirà a compiere quei movimenti perché le vertebre lombari si muovono più del dovuto in modo da compensare, il poco movimento delle vertebre dorsali.
In un primo momento, anzi direi nei primi anni, tutto questo risulta per nulla doloroso, e se il paziente non viene visto / valutato da un professionista del settore, non sarà cosciente della disfunzione articolare che ha.
Poi con il tempo, l’eccessivo movimento delle vertebre lombari le espone a maggiore usura e maggiori fattori di rischio, ed ecco che insorgono i primi dolori e le prime protrusioni discali.
È fondamentale che il prima possibile si risolva l’aspetto doloroso, in modo da far stare più sereno il paziente e in seconda fase, è importante che mediante posture specifiche ed esercizi posturali, si ricrei un’adeguata mobilità della colonna in modo da limitare il più possibile l’insorgere di recidive, e di far recuperare una buona condizione di movimento alla schiena del paziente.
Si agirà principalmente sul miglioramento della mobilità del tratto dorsale e sulla stabilizzazione del tratto lombare. In condizioni di questo tipo, il trattamento comprende anche un training di stabilizzazione del tratto cervicale, poiché anche esso, soprattutto nelle vertebre inferiore, potrebbe risultare troppo mobile.
Alcuni pazienti invece potrebbero riportare forti dolori alla schiena quando sono sdraiati su un fianco, nei casi più gravi il dolore del lato che si trova a contatto col materasso, si irradia dietro la coscia, sulla parte laterale della gamba proseguendo sino al piede, e si tratta di lombo-sciatalgia. Il motivo per cui si verifica questo tipo di dolore e che si irradia sino al piede è perché con molta probabilità il paziente ha una compressione a livello della radice nervosa l5-s1.
La compressione è data da una protrusione discale importante o da un’ernia, a seconda della gravità della situazione. In tal caso, il paziente può trovare giovamento solo sdraiandosi nella posizione opposta, quindi cambiando fianco. Questo perché ponendo il lato interessato sul fianco che non è a contatto con il materasso, la radice nervosa si decomprime, e dunque risulta in minore sofferenza. In casi di lombo sciatalgia, risulta efficacie trattare l’arto inferiore con un neuromodulatore, tipo l’Interix.
Mal di schiena: può essere utile dormire senza cuscino?
Sono molti i pazienti con mal di schiena che insorge durante il sonno che pongono questa domanda ai fisioterapisti. Occorre innanzitutto vedere quale sia la parte della schiena interessata, dopo di che occorre valutare il tipo di schiena e capire se effettivamente potrebbe essere vantaggioso non far utilizzare il cuscino.
Per cifosi dorsali molto rigide, l’assenza di cuscino potrebbe essere controproducente non solo a livello posturale ma anche a livello respiratorio, cioè la persona rischierebbe di non respirare correttamente. Questo accade perché “cifosi dorsale rigida” significa che il tratto dorsale, quello della colonna che si articola con la gabbia toracica, è rigido, ossia ha poca mobilità.
Quindi, con il paziente in posizione supina, a contatto con il materasso la curva dorsale non si appiattisce di molto, e questo porta ad una posizione del collo in eccessiva estensione.
Allo stesso tempo, dormire senza cuscino a pancia in sotto, a meno che non si abbia un letto con il buco per la testa, come quelli che trovi in ogni centro di fisioterapia, comporta che il collo debba essere in posizione di rotazione o a destra o a sinistra, e mantenere una rotazione di circa 90° per molte ore potrebbe non essere ottimale non solo per l’apparato muscolo tendineo del nostro corpo, ma anche per l’apparato cardio-circolatorio, infatti alcune persone in questa posizione risultano avere una alterazione della circolazione di sangue a carico delle arterie vertebrali.
Quindi se il terapista vuole effettuare un lavoro posturale recuperare un po’ di mobilità del rachide dorsale in estensione, potrà consigliare al paziente di sdraiarsi supino per terra a casa, magari con un cuscino all’altezza del tratto dorsale più rigido e magari un piccolo cuscino sotto il collo per evitare che la testa si trovi troppo in basso rispetto al piano delle spalle. Altresì se la cifosi dorsale non è poi così rigida, e il fisioterapista ritiene che la colonna abbia bisogno di stare in posizione allineata con le curve “appiattite”, potrebbe consigliare al paziente di restare sdraiato per un po’ senza cuscino, e se il paziente riesce a mantenere la posizione supina durante la notte (cosa rara) potrebbe suggerire al paziente di dormirci.
Dunque come avrai intuito non esiste un’unica risposta, ma solo una soluzione in base alla condizione del paziente e al progetto terapeutico del fisioterapista.
Mal di schiena: cosa faccio se non riesco a stare sdraiato?
Ci sono casi in cui il dolore alla schiena è così forte che nessuna posizione è confortevole, e il paziente non riesce a dormire. Ciò potrebbe accadere soprattutto nei casi di forte lombalgia e lombosciatalgia.
Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, in funzione del tipo di problema esistono delle posizioni antalgiche che possano ridurre, e a volte far scomparire, il dolore.
Purtroppo non sempre il paziente ha tempo e modo di rivolgersi a un Centro di Fisioterapia di qualità con dei professionisti competenti. In casi di questo tipo per rimediare all’importante situazione sintomatologica sarebbe bene che il paziente si rivolga ad un medico affinché possa prescrivergli un medicinale antidolorifico/antinfiammatorio che possa calmargli i sintomi
Se dovessi trovarti a casa, la sera tardi e non riesci a dormire perché avverti dolore alla schiena per prima cosa contrati per capire dove è il dolore, e in base a questo prova a seguire i consigli che abbiamo scritto qui di seguito:
- Se si trattasse di un dolore che dal tratto lombare si irradiasse verso la gamba destra, mettiti sul fianco sinistro, con la gamba sinistra ben distesa e quella destra leggermente piegata in modo che il ginocchio destro tocchi il materasso in posizione anteriore rispetto al ginocchio sinistro.
- Se si trattasse di un dolore che dal tratto lombare si irradiasse verso la gamba sinistra, fai l’opposto di quanto è stato scritto prima, quindi sul fianco del lato non doloroso, in modo che la parte dolente non subisca alcuna compressione.
- Se ti trattasse di un dolore lombare che si irradia bilateralmente, prova a dormire pancia in sotto con un cuscino sotto la pancia.
- Se ti trattasse di un dolore specifico sul tratto dorsale, in prossimità della colonna, che se ci si preme sopra comporta un aumento e un’irradiazione della sintomatologia, potrebbe trattarsi di un trigger point, che sono dei punti iper irritabili presenti all’interno di un fascio muscolare contratto. Per far diminuire la sintomatologia prova a mantenere una compressione nel punto del dolore, magari facendoti aiutare da un’altra persona. La pressione su una scala di sopportazione del dolore da 1 a 10 (dove 10 è il massimo dolore che si riesca a sopportare), non deve superare il valore 6. Chiaramente stiamo parlando di parametri soggettivi, che cambiano da persona a persona, ma essendo già il dolore di per sé “un’esperienza sensoriale ed emozionale” soggettiva è impossibile stabilire dei criteri oggettivi. La pressione deve essere mantenuta per circa trenta secondi e occorre ripetere l’azione circa tre volte affinché ci sia una diminuzione del dolore.
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